Home Musica 2017: 15 canzoni meno famose da recuperare

2017: 15 canzoni meno famose da recuperare

by Lucido Peduto

Il 2017 è stato l’anno di “Occidentali’s Karma”, di “Despacito”, de “L’Esercito del Selfie” e già ciò sembrerebbe sufficiente a richiedere una carta di espatrio dall’intero Sistema Solare con obbligo di non ritorno per il resto dei tempi. Molti forse si accontenterebbero anche di un passaggio diretto al 2020.
Noi vogliamo perciò andare oltre e quindi ecco le 15 canzoni del 2017 che secondo noi meritano indubbiamente qualche minuto di attenzione in questi primi giorni del nuovo anno e, inoltre, anche un sentito inserimento all’interno delle vostre playlist dai titoli improponibili, come ogni playlist che si rispetti.

VECCHIE DOGANE – LA MUNICIPÀL

Il duo nato nel 2013 dai fratelli Carmine e Isabella Tundo può già vantare collaborazioni e supporti importanti da parte di Caterina Caselli e della sua Sugar, Malika Ayane compresa. “Il Tempo Non Inganna” infatti fu scritta anche dal maschio della coppia.
Dalla Puglia con furore, i loro brani evidenziano una lista forse infinita di punti in comune con il resto dell’”indiependenza” nostrana (qui ne avevamo già parlato), ma contemporaneamente non possiamo non riconoscere loro una cifra unica, magica, quasi scenografica. “Vecchie Dogane” ne è la conferma. Dopo averla ascoltata penserete che i testi di Rovazzi siano sanscrito.

SAN JUNIPERO – LEMANDORLE

Loro non hanno mai colpito per identità musicale, contenuti, riferimenti e, forse per questo, nel panorama vastissimo dell’indie riscuotono particolare successo senza troppe spiegazioni.
Con “San Junipero”, però, la reazione all’ascolto è stata molto diversa e, benché ancora sfugge l’associazione del titolo all’intero brano, la sensazione di ascoltare una bella canzone praticamente immediata.
Non escludiamo che la parte che ci abbia conquistata sia il verso che dice “Ora a me va di litigare”.

UNFAIR – L’AURA

L’aura, adorabilmente citata d’un fiato dagli speaker come “ElleApostrofoAura” o “LauraConLApostrofo”, meriterebbe il quadruplo del successo che ha oggi e in questa unica frase conteniamo, seppure a stento, tutta la polemica che ne consegue.
“Unfair”
, uscita da poche settimane, di quasi “AlanisMorrissettiana” memoria, dovrebbe farci riflettere, non poco, e portarci ad associazioni potenzialmente improbabili come ad esempio i famosi cervelli che ad un certo punto abbracciano l’estero.

SVUOTO I CASSETTI – ERICA MOU

Erica Mou è una delle cantautrici più delicate del panorama musicale italiano e, forse, proprio per questo gode di un successo limitato. “Nella Vasca Da Bagno Del Tempo” e “Giungla” sono alcuni dei suoi brani più popolari e “Svuoto I Cassetti” si mantiene sulla stessa linea di contenuti, con un pizzico di modernità e ritmo in più.
Ciao Erica, portiamo ancora al tua “Oltre” nel cuore.

NEW YORK – ST. VINCENT

Quello di St. Vincent è un indie oltreoceanico, a tratti duro, criptico, estremamente sintetizzato o comunque di non immediata comprensione.
Nonostante questa presentazione quasi da cartella clinica per acceettazione in un TSO, “New York” si mantiene solo parzialmente su queste caratteristiche e ci porta, in un tono tanto rassegnato quanto calmo, in una dimensione quasi sospesa dal tempo. Al secondo ascolto vi chiederete  come avete potuto accompagnare i vostri momenti di profonda sofferenza sentimentale senza questo adeguatissimo sottofondo e la voglia di essere abbandonati anche dal vostro commercialista si impossesserà di voi.

SOGNI APPESI – ULTIMO

I suoi brani saranno sconosciuti ai più probabilmente ancora per poco in quanto questo artista, scritturato da Honiro Label, sarà tra i concorrenti di Sanremo Giovani 2018. Nel frattempo che Baglioni e compagni si prendono le responsabilità del suo futuro, non nascondiamo una certa difficoltà nell’inquadrarlo. Rap, cantautorato, voce matura e intonata cui molti dei maggiori esponenti dell’hip-hop non ci hanno abituato e, dulcis in fundo, una penna davvero interessante.
“Sogni appesi” non è il brano con cui lo vedremo a Sanremo, ma è comunque adeguato affinché le vostre orecchie verifichino la generosa lista di complimenti appena menzionata.

UN TEMPORALE – GHEMON

Per rimanere in tema di “ciò che rapper non è”, questo brano di Ghemon, all’anagrafe Giovanni Picariello, sembra essere pienamente indicato.
“Un temporale”
 è po’ di R&B, un po’ di cantautorato, un ritornello catchy quanto basta, una voce meravigliosa e non c’è bisogno di aggiungere molto altro per rendere l’idea di quanto sia meraviglioso concedersi all’ascolto di un brano così bello. Un’altra perla per cui lodiamo il 2017.

HALSEY – BAD AT LOVE

Prendete un brano che parli d’amore. Numero elevatissimo. Ora selezionatelo secondo i filtri: cantante donna, bisessualità, instabilità emotiva. “Bad At Love” è questo: una canzone d’amore in tutti i sensi, per tutti i generi.
Un pezzo esageratamente adatto per tutti coloro i quali sono sentimentalmente bipolari.

BOTTOM OF THE DEEP BLUE SEA – MISSIO

Tono serioso delle grandi proclamazioni per quella che probabilmente è stata la scoperta più soddisfacente di questo anno saturo di reggaeton, i MISSIO.
“Middle Fingers” è stato uno dei loro pezzi che ha riscosso maggior succeesso, ma c’è da dire che tutto il loro album di debutto, soprattutto nei brani che ricalcano meno alcuni riferimenti pop, è decisamente apprezzabile. Proprio come “Bottom Of The Deep Blue Sea”, colmo di una sopportabile atmosfera dark bilanciata da una parte elettronica e dalla voce eterea del cantante.
Se cercate un brano da rave party rivolgetevi pure al resto dell’album, noi qui preferiamo un mood da meditazione spirituale che ci accompagni mentre accettiamo serenamente il fallimento quasi totale della lista dei buoni propositi.

LA LEGGE DI MURPHY – CIMINI

Ritornando all’indie italiano più recente, crediamo sia degna di nota anche l’ultima canzone di Cimini.
“La Legge Di Murphy” ricalca un senso di mancato adeguamento sociale, reso magnificamente bene nel testo, che parte dalla consapevolezza del “tutti sono migliori di te”.
Che si astenga dall’ascolto chi ha problemi di autostima.

IN FONDO ALLA NOTTE – JACK JASELLI

il 2017 è stato anche l’anno del primo brano in italiano di Jack Jaselli, cantautore che precedentemente con voce e chitarra aveva con linguaggio angolofono richiamato atmosfere caraibiche o da relax su spiaggia al tramonto.
“In Fondo Alla Notte”
si allontana dall’oceano portando comunque a casa un ottimo risultato. Non urla, non fa di tutto per rimanere nella testa di chi lo ascolta eppure riesce ugualmente a non farsi dimenticare.

PESOS – MAHMOOD

“Dimentica”, del suo  Festival di Sanremo, è stata ormai, appunto, archiviata, probabilmente forte di una base interessante, ma insignificante per un palco del genere.
“Pesos”
, invece, mostra  un lato molto più interessante dell’artista. Ragguardevole anche il verso del ritornello “brucio tutti i miei pound come fossero pesos” in quanto sintesi apprezzabile della situazione economica imperante durante il periodo dei saldi.

WRITER IN THE DARK – LORDE

Il suo è stato tra gli album più attesi dell’anno e, una volta arrivato, ha fatto discutere quanto basta fino a poi essere rapidamente dimenticato nonostante non sia circolata prepotentemente la notizia di un flop. Il tutto esemplifica al massimo i comportamenti dell’industria discografica in generale: si parla di un album più prima, che dopo.
Polemiche varie a parte, “Melodrama” contiene brani davvero interessanti, uno di loro è “Writer In The Dark”.

IO TE FRANCESCA E DAVIDE – SYRIA

La carriera di Syria è ormai un mondo a parte più prossimo alla sperimentazione, soprattutto elettronica, che alla notorietà. Nonostante ciò, “Io Te Francesca e Davide” in duetto con Ambra Angiolini è il compromesso perfetto tra note trash e qualità, anche se dal titolo sembrerebbe solo un appello confuso.
Gazzelle in un certo senso apprezzerebbe. Noi pure, anche se non siamo né Gazzelle né Allegri.

A CHI APPARTIENI – FOJA

Tratto dalla colonna sonora del film “Gatta Cenerentola”, i Foja riescono sempre a mantenere una credibilità ed una qualità musicale inarrivabile, che si tratti o meno di brani per il cinema.
“A Chi Appertieni” non ha perciò bisogno di ulteriori introduzioni, ma soltanto che premiate play.

Quindi, che si tratti di musica iperascoltata o di brani di nicchia, non possiamo occultare il nostro senso di  gratitudine verso il 2017 per ogni nota che ci ha fatto stare bene arrivata al nostro udito, con la consueta speranza che il prossimo anno sia ugualmente saturo di soddisfazioni di questo genere.

Buon ascolto!