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Accento italiano: perché è così musicale?

by Antonio Sbozza

L’Italia: il Paese della pizza, della pasta… e della bella lingua!

Senza ombra di dubbio, noi italiani siamo conosciuti in tutto il mondo per il nostro cibo, per le nostre spiagge, per i nostri paesaggi e per la nostra cultura. Ma cosa pensano davvero all’estero del nostro modo di parlare?

Per coloro i quali hanno avuto la fortuna di aver vissuto un breve periodo della propria vita all’estero, la risposta a questa domanda può essere davvero molto semplice. Tante e tante volte sarà capitato loro di aver avuto a che fare con persone che, estasiate dall’accento della lingua di Dante, hanno chiesto di continuare a formulare frasi random, per il semplice gusto di poter sentirne la musicalità ancora per un po’.

Ebbene sì, se si pensa alla lingua italiana all’estero, il primo pensiero è che il nostro modo di parlare (unito al nostro temperamento tipico delle popolazioni del Sud Europa) ricorda il risuonare di una melodia. “Wow sembra tu stia cantando!“.  È questa la frase più comune che un italiano si sente dire all’estero.

Sebbene all’inizio non si riesca davvero a capire cosa voglia dire ciò, abituati da sempre al proprio modo di pronunciare le parole, le cose diventano più chiare prendendo in considerazione le altre lingue. Grazie ai suoni dolci e all’intonazione unica, ogni frase dell’italiano può suonare come una canzone ad un orecchio straniero.

La musicalità dell’italiano: da dove nasce

In generale, tre possono essere considerati i fattori che portano a questa musicalità:

  • La presenza o l’assenza di alcuni suoni. L’unicità della nostra lingua sta nelle consonanti doppie, che costituiscono un unicum al mondo. Anche per gli apprendenti più navigati, la parola “pizza” (assolutamente una delle parole più usate da noi italiani e soprattutto semplicissima da pronunciare) può risultare davvero difficile. A causa della difficoltà nel poter pronunciare la doppia e dell’incapacità di dare alla /z/ il suo suono, molti stranieri cadono nell’errore di pronunciare la nostra amata “pizza” come il nome della città della torre pendente. Siamo orgogliosi anche di quella, per carità, ma rimangono due cose diverse!
  • L’elisione. Un altro fattore importante è l’elisione, che consiste nella caduta di una lettera o di una sillaba a fine di parola. Non è forse per questo che molte parole già di per sé risultano musicali? Provate a ripetere nella vostra testa “buono giorno” al posto di “buongiorno, oppure “bello ragazzo invece di “bel ragazzo. Quasi peggio della pizza/ Pisa no?
  • L’intonazione. Questo forse il punto più importante, non solo per l’italiano, ma per qualsiasi lingua del mondo. Ogni lingua, infatti, ha un’intonazione caratteristica, ma l’italiano ha proprio esagerato. Prendiamo, ad esempio, una semplice frase di tutti i giorni: “non ho capito”. Ai più attenti non sfuggirà che la nostra voce tenderà a fermarsi sulla /i/ di “capito”, mentre le due parole prima non faranno altro che legarsi a quest’ultima, creando appunto una sorta di melodia. Qualsiasi parlante straniero, invece, si fermerebbe su ciascuna delle tre parole, dando vita ad un “effetto robot”, o, se volete, “effetto navigatore”.

A questi fattori, poi, si aggiungano il tono di voce che, soprattutto nel Sud Italia, è più alto del solito, e l’incredibile velocità con cui parliamo quotidianamente. Tutto questo, non fa altro che rendere l’italiano una delle lingue del mondo più affascinanti e, soprattutto, più stimolanti da imparare.