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Destinazione Sport: ospite Sergio Mari

by Francesco Di Pasquale
Destinazione Sport

Destinazione Sport è il programma trasmesso tutti i lunedì, dalle 12 alle 13 in diretta su Radio Castelluccio. Ospite di questa puntata, Sergio Mari, ex calciatore, attore e scrittore.

Destinazione Sport: ospite Sergio Mari

Il format di SalernoSport24 condotto da Francesco Di Pasquale e Lino Grimaldi Avino dal titolo Destinazione Sport in onda tutti i lunedì dalle 12 alle 13 su Radio Castelluccio. Seguici in diretta streaming sulla pagina Facebook di Radio Castelluccio e SalernoSport24. Ascolta la radio sulle frequenze FM 103.2 e 92.8.

L’ospite del giorno è Sergio Mari, ex calciatore professionista dal 79′ al 95′ militando in società di Serie B e C. Tanti i suoi impegni, dal teatro alla regia ai burattini, passando per attività musicali e interpretative.

Sergio, calciatore professionista dal 79′ al 95′, tra gli allenatori dicevi che hai avuto anche Ventura?

«Grande persona, sono pronto a difenderlo in qualsiasi occasione. Una persona che merita».

Tu da uomo spogliatoio che tipo eri?

«Io parlavo… silenzioso per quanto riguarda la vita privata, con la maturità si riusciva a discutere per bene insomma».

Parlando della tua vita da scrittore, nel 2007 esce il tuo libro “Quando la palla usciva fuori”

«Una grande depressione, dopo tanti anni di calcio, un lavoro da gallerista, mi chiusi in casa due anni scrivendo dei miei anni precedenti. Vendute all’incirca 2500 copie, mi sono posto qualche domanda». 

Il calcio ha lasciato un buon ricordo…

«Sicuramente, ringrazio l’ambiente frequentato, ho avuto l’opportunità di conoscere l’Italia, librerie, negozi di dischi…».

Quanto è cambiato il calcio da ieri ad oggi dalla pubblicazione del libro?

«È cambiato il mondo, è cambiata la vita, gli ambienti calcistici non sono più gli stessi, guardo poco le partite seguo le azioni salienti, troppe chiacchiere non mi va di ascoltare nulla».

Hai smesso di giocare nel 95’…

«Si, contemporaneamente allenavo, vendevo quadri, ho quindi poi tralasciato l’idea del calcio».

Se ti dicessi “Una vita da mediano” di Ligabue?

«Sicuramente i grandi sacrifici si fanno in prima carriera, a sedici anni giocavo in C1 da ragazzino, quando sei mediano devi portare l’acqua come dice la canzone, devi corre e basta. La mia voglia di emergere dal punto di vista tecnico, conoscendo allenatori e calciatori, sono riuscito ad avere una qualità tecnica notevole».

Tra calcio e teatro, tra calcio e libri, a dicembre c’è stato il tuo evento “Storie di Campioni”…

«Nasce da una rabbia, ho conosciuto calciatori che forse non ricorderà nessuno. Ho messo in evidenzia le loro storie. Un evento molto bello che a maggio avrà luogo a Vietri Sul Mare».

Al “Museo Teatro Dello Sport” è venuto a trovarti Giuseppe Galderisi…

«Galderisi all’interno del Museo ha una posizione principale, lui è l’ambasciatore al Nord come io lo sono al Sud, abbiamo insieme alle spalle circa cinquanta ragazzi del Vietri Raito, vivaio di grandi campioni negli anni 60′-80′. È un modo per stare insieme, ma anche per elevare tutti i ragazzi».

Hai mai pensato al ruolo di osservatore?

«Mi sarebbe piaciuto. A Salerno abbiamo avuto un grande allenatore Don Nicola Gregorio. A volte dimenticava che ci lasciava di fronte al muro durante gli allenamenti…».

Recentemente hai messo in scena “Un pallone ad Auschwitz”

«Abbiamo trovato il modo con Galderisi di girare i teatri attraverso storie di calcio, pubblico composto da studenti. Una storia vera, Weisz un allenatore degli anni 30′ ha vinto tre Scudetti in Italia e la Coppa, grazie ad un giornalista di Bologna Matteo Marani. Fatte ricerche ha scritto un libro “Dallo scudetto ad Auschwitz”, io leggendo il libro ho tirato fuori un ora di spettacolo molto apprezzato».

Ci sarà un’altra rappresentazione?

«Verso gli inizi di maggio avremo a Vietri tre giorni di teatro con Teatro Dello Sport, il 29 febbraio c’è l’ultima messa in scena di “Un pallone finito ad Auschwitz”, sto preparando “Borsellino e Falcone” che andrà in scena il 10 marzo».

Tornando ai libri, “Sei l’odore del borotalco” e “Racconti”, come mai l’attribuzione di quel titolo al primo libro?

«Negli anni 60′ si usciva da scuola all’una meno venti, mangiavamo quindi alle due, in quell’arco di tempo si giocava a pallone. Dal portone, si apriva una finestra… Mio padre chiamando da quella finestrella mi aspettava con il borotalco per asciugarmi la schiena».

Da regista, metteresti in scena un’ambientazione di Craxi?

«Fare  film è difficile, ci sono figure professionali all’interno. Ho vissuto gli anni della Seconda Repubblica sulla pelle è passata una generazione, siamo rimasti abbastanza scottati».

Vorrei evidenziare le copertine di “Racconti”, i Pavesini ed un campo di calcio…

«I Pavesini nascono in questa maniera. I Racconti sono leggibili in tre minuti, leggibili ovunque. In molti abbandonavano l’idea “Sei l’odore del borotalco”, o perché non piaceva o forse non siamo abituati a leggere».

Si spera in ogni storia raccontata di trasmettere qualcosa, il prossimo libro?

«Abbandonerò il mondo del calcio per parlare del mio mondo da gallerista».

Qual è il quadro che potrebbe rappresentare la tua vita?

«Il “Mangiatore di patate” di Van Gogh».

Tuo figlio ha mai chiesto di giocare a calcio?

«Si perché qualcuno gli aveva detto che forse era bravo, lui dopo due ore di allenamento disse “papà forse è meglio che studio”, forse avrà notato qualcuno che gli avrà dato false ambizioni». 

Parlando di false ambizioni, qualcuno ha mai trasmesso false opportunità durante i tuoi anni di sport?

«A distanza di anni posso dire che la colpa era solo mia, ero un buon mediano ma tornassi indietro rifarei ciò che ho fatto».

Alla prossima puntata, lunedì prossimo dalle ore 12:00 alle ore 13:00


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