Puntata speciale, interamente dedicata a una delle band più amate della storia, i Queen.
La sua unicità sta probabilmente anche nel fatto che fosse stesso lui una miscellanea di culture. Nato a Zanzibar, da una famiglia Parsi (origine che non ha mai rinnegato), paese con popolazione a maggioranza musulmana, si trasferì a 8 anni in India dove frequento’ un rigido college. Qui eccelleva in musica e sport, poi terminò gli studi universitari a Londra. Ragazzo curioso, fan di Jimi Hendrix in un primo momento e poi innamorato della musica lirica poi, riuscì a integrare le sue passioni in una musica nuova, creando delle novità e spiazzando la critica dell’epoca diverse volte che non lo riusciva a inquadrare in nessun genere musicale preciso. Ma Mercury non voleva assolutamente essere incasellato, voleva esprimere il suo mondo in maniera autentica e globale. Sfacciato e trasgressivo, a dire di Brian May, Freddie Mercury “era un uomo che rispecchiava in pieno il suo tempo, oppure forse era nato proprio così”, si trovò a fare i conti con l’Inghilterra per certi versi puritana che negli anni ’70 gli riservò troppo spesso una pessima critica. L’album Jazz del 1978, dal Rolling Stones Magazine fu definito un album che di Jazz non aveva nulla, ma che non corrispondeva nemmeno agli altri generi. Ma è proprio questa la grandezza di Mercury e dei Queen, oggi pienamente rivalutati dalla critica. Anche se quello che contava per il ragazzo di Zanzibar era l’amore del suo pubblico e nulla più. Compositore geniale e raffinato ha regalato al mondo, tra i tanti, brani come Somebody to love, Don’t stop me now, We are the champions, Barcelona, Bohemian Rhapsody. Pubblicato nel 1975, quest’ultimo è uno dei brani più costosi della storia della musica: Dopo diversi mesi di lavoro, tante sovraincisioni, tantissimi nastri consumati e l’utilizzo di 6 diversi studi nacque un capolavoro eterno. Il brano che dura più di 6 minuti era destinato a non essere ascoltato perché troppo lungo per i passaggi radiofonici. Mercury non aveva nessuna intenzione di accorciarlo e nelle poche interviste rilasciate dice che gli interessava fare solo quello che amava e non gli interessava piegarsi alle leggi del mercato. La svolta avvenne quando il Dj Kenny Everett, amico di Mercury riuscì a farsi dare sottobanco una copia del brano. Lo iniziò a trasmettere in radio di continuo, arrivando a picchi di quattordici volte in due giorni. Fu un successo incredibile al punto che la casa discografica pubblicò il singolo, che vinse il disco di platino e rimase per nove settimane al primo posto della classifica inglese. Fu pubblicato anche il videoclip, e anche in questa occasione Freddie Mercury e i Queen divennero i precursori. Anche se già ne esistevano alcuni, Bohemian Rhapsody è ritenuto il primo videoclip promozionale della storia del rock. Per quanto tutta la sua discografia sia pregna di “sostanza musicale”, ritengo che Bohemian Rhapsody racchiuda bene la visione della musica di Mercury, sprigionando bene il suo stile il suo gusto musicale. Nessuna etichetta, ma emerge la sua propensione verso la musica classica colta e la melodia pur restando ancorato al rock e al suo tempo.
Nei Queen non c’era un vero e proprio leader, ognuno dava il proprio contributo musicale e ognuno ha scritto brani di successo (Roger Taylor è l’autore di “Radio Gaga”, John Deacon di “Another bust the dust” e Brian May di “We will rock you” per citarne giusto alcuni) ma Freddie Mercury oltre a un carisma ineguagliabile, aveva più di tutti una visione globale della musica e del palcoscenico. Nel 1979, infatti, si esibì con il Royal ballet di Londra, danzando con i ballerini della compagnia e cantando le sue canzoni.
A inizi anni ’80 a Los Angeles oltre ai Queen arrivò il più grande impianto luci che una band britannica aveva avuto fino a quel momento. Per Mercury ogni elemento scenico era importante al fine di integrare la musica con altri tipi di arte. C’era molta curiosità per lui anche da parte dei colleghi e anche Michael Jackson seguiva la band backstage quando si trovava in California. Fu proprio tra il 1982 e 1983 che Jako e Mercury composero alcuni brani, poi mai pubblicati. Solo nel 2014 verrà pubblicato postumo il loro brano “There Must Be More to Life Than This”. I momenti importanti della carriera di Freddie Mercury sono molteplici, come dimenticare il LIVE AID 1985. Lo stadio di Wembley esplose letteralmente e la sua esibizione, considerata la migliore, fu destinata a entrare nella storia. Lo stadio di Wembley a Londra resterà il simbolo dello storico concerto avvenuto esattamente un anno dopo, nel luglio del 1986. Nel backstage in occasione di questo grande concerto c’erano Mick Jagger, Ringo Star e tanti altri musicisti, oltre alla sua fidanzata storica Mary Austin, rimasta accanto all’artista come amica fedele fino all’ultimo, (cui è toccata la maggior parte dell’eredità), Jim Hutton il compagno di quel periodo e Peter Freestone, suo assistente personale. Appena un mese a Knebworth Park i Queen si esibirono per l’ultimo concerto. Sieropositivo all’HIV, nascose la sua malattia anche ai suoi compagni di viaggio finché poté. Continuò a comporre musica e vennero alla luce altri due album, tra cui il capolavoro Innuendo 1991, anno della morte dell’artista. Parallelamente alla carriera con i Queen, così come gli atri componenti della band, Mercury ha sempre portato avanti anche la sua carriera da solista. Il momento che ha amato di più è stata la collaborazione con il soprano catalano Monserrat Caballé.
Valeria Saggese
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