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Il plurale di poi: un viaggio nei ricordi

by Benedetta Gambale

Diego Del Principe ha quarant’anni ed è all’apice della sua realizzazione umana e professionale: un incarico di prestigio in una multinazionale, una famiglia adorabile, una villa sul lago di Como. Ma convive anche con un tragico ricordo di vent’anni prima: la perdita del suo migliore amico, Nicola, in un incidente stradale. Un avvenimento che, nella sua psiche, ha tracciato un confine indelebile tra presente e passato, costringendolo gradualmente a scolorire i sogni e le ambizioni di adolescente nel grigio asettico della vita ideale. Una perfezione, in verità, solo apparente: perché è un successo, il suo, fiorito dal ramo arido delle rinunce, dall’allontanamento dai vecchi amici di sempre, dalla fuga dal vero amore.

Così, quando apprende di essere affetto da un male incurabile, anziché provare a salvarsi decide di abbandonare lavoro e famiglia e salire in sella alla sua vecchia moto per percorrere al contrario l’ultima – e più importante – strada della sua vita: quella del tempo, che dovrà finalmente condurlo a mantenere le tante promesse dimenticate negli anni.

Intervista allo scrittore

Il plurale di poi” è il primo romanzo di Maurizio Petraglia, un successo che ha appassionato già tanti lettori! Con uno stile semplice e accattivante, lo scrittore ha toccato le corde più sensibili dell’animo umano riuscendo a suscitare forti emozioni. Di seguito l’intervista.

“Il plurale di poi”, una storia romanzata tratta dalla realtà, un libro che ha trovato un esito positivo presso i lettori. Come nasce l’idea di scrivere di questa storia di amori, dolori, amicizie e ricordi? 

Più che un’idea, è stata una necessità. Raccontare questa storia, che ha segnato la mia vita, ha rappresentato un esercizio terapeutico per esorcizzare i tanti sensi di colpa che mi sono portato addosso per tanti anni.

Il titolo è emblematico, a prima lettura lascia interdetti sul significato. A cosa allude?

È una frase che viene fuori da una conversazione presente nel libro. Mi piaceva e mi dava in qualche modo la sensazione che bene rappresentasse il messaggio contenuto nel libro. Quel continuo rimandare che spesso ci rende vulnerabili e smarriti di fronte alla fragilità del tempo. Il “poi” è una parola che ci illude e crea alibi mentre dovremmo prendere consapevolezza dell’imprevedibilità che la vita troppo spesso nasconde.

Si parla, nel romanzo, anche di nostalgia; di come il passato possa diventare una prigione per il nostro presente…

La nostalgia del passato è un pessimo compagno di viaggio. Implica quasi sempre rimpianti e rimorsi che influenzano negativamente la giusta misura del presente e del futuro.

A volte, di fronte ad un problema o ad un dolore scappiamo pensando di potercene liberare ma in realtà sono sempre presenti dietro l’angolo. Nel libro parli anche di come riuscire a superare ciò. Cosa ti senti di suggerire alle persone che stanno attraversando dei periodi bui e che stanno per mollare?

Di fermarsi e di aspettare che il dolore arrivi e affrontarlo. Scappare non serve a niente, il dolore in un modo o nell’altro ci raggiunge sempre.

Quali sono state le maggiori gioie e anche le difficoltà che hai incontrato nello scrivere questo libro?

Innanzitutto la ricerca della casa editrice. In Italia non è facile pubblicare (se non sei già famoso ovviamente) perché le case editrici, quelle importanti non pubblicano uno sconosciuto e quelle piccole richiedono spesso un contributo economico, mentre la LFA PUBLISHER, (casa editrice campana) ha creduto nel progetto e finanziato la pubblicazione, che per fortuna ha dato ottimi risultati. Un consiglio a chi vuole cominciare a scrivere e pubblicare. Non pagate nessuno e non cedete ai ricatti di tante presunte case editrici che speculano sui sogni di tante persone. Ci sono molte case editrici come la LFA PUBLISHER che finanziano e avallano progetti editoriali  inediti. 

Sei molto attivo anche sulla pagina Facebook “Il plurale di poi” su cui condividi pensieri e stralci del libro. Come usi i social? Quanto è importante, per te, la condivisione e il confronto con i tuoi lettori? 

I social sono uno strumento fondamentale per la promozione di qualsiasi iniziativa. La condivisione e la diffusione di qualsiasi tipo di progetto deve necessariamente passare attraverso i social. Io ho aperto il mio sito qualche giorno fa e il riscontro è stato immediato. Ero e sono già presente su Facebook con due pagine (una è quella ufficiale del libro) e su Instagram dove pubblico spesso piccoli passaggi del libro e quotidianamente ricevo richieste di informazioni su come procurasi una copia. (che vorrei ricordare sono presenti fisicamente alla libreria Mondadori di via Mazzini a Battipaglia e su tutte le piattaforme online (Amazon-Ibs-Mondadori store ecc).

“Il plurale di poi” è il tuo primo libro. Ci sono dei progetti futuri in campo letterario?

Scrivere, per me, è stato e rimarrà l’unico strumento per raccontare. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo, con o senza pubblicazione (ma spero di pubblicare un altro libro), adesso ci ho preso gusto!