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Israele e Palestina: uno scontro voluto e temuto

by RCS75 Academy
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Un conflitto che parte da lontano: Israele e Palestina. Ciò nonostante nessuna organizzazione internazionale, ad oggi, è riuscita ad attenuare le tensioni tra il popolo israeliano e quello palestinese. La questione territoriale ha un interesse geo politicamente vasto.

Israele e Palestina: uno scontro voluto e temuto

Dalla Turchia, Stati Uniti, Egitto e la Russia si sono interessate ed hanno richiesto una conferenza di emergenza, per i disordini degli ultimi giorni.

Il “casus belli”

Il 9 maggio, la Corte Israeliana ha emesso degli ordini di sfratto a danno dei residenti palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme. La risposta del governo palestinese, formulata dal suo presidente Mahmūd Abbās, è stata quella di dislocare le famiglie sfrattate in un’altra zona; a causa di questa scelta sono derivate, molte critiche tra le quali di “favoreggiamento” alla condotta violenta del governo israeliano.

Le elezioni palestinesi

Le elezioni parlamentari palestinesi si dovevano tenere il 22 maggio, a causa del conflitto, sono state rinviate dopo 15 anni dall’ultima volta. I motivi di emergenza umanitaria sono confermati anche da alcune associazioni no-profit internazionali, ma le vicissitudini interne lasciano spazio ad un dibattito puramente politico. Secondo alcuni analisti palestinesi, la rielezione del presidente in carica Mahmūd Abbās sarebbe poco probabile, in quanto, il rapporto con la popolazione palestinese si sarebbe inclinato.  La giustificazione, data dal presidente palestinese per il rinvio delle elezioni porta a nemico il Consiglio di Israele, che da alcuni messaggi rivolti al governo palestinese, vieta categoricamente l’insediamento dei seggi a Gerusalemme Est.

Il clima nel Consiglio Legislativo Parlamentare Palestinese non è dei migliori, i due partiti di maggioranza, Hamas e Fatah, che compongono il consiglio sono nettamente divisi, guerra o trattato? La guerra è fortemente voluta da Hamas, mentre il partito di Fatah, di cui è leader il presidente Mahmūd Abbās, subisce la maggior influenza degli oppositori.

Israele: Netanyahu sempre più “out”

Netanyahu deve affrontare tre processi per corruzione. Con il pugno duro che da sempre lo contraddistingue. Non trova più simpatia nel suo partito, che per tutta risposta sta cercando di formare un nuovo governo. Il premier israeliano si trova quindi a scatenare una guerra “voluta”. Proprio come gli imperatori romani trattenevano il popolo, dalle situazioni che creano instabilità interna, una sorta di “panem et circenses”. L’attrazione, non è uno spettacolo in un anfiteatro, l’attrazione è l’odio tra due popoli sempre più vicini ad una guerra civile. Netanyahu attacca con bombardamenti da 40’ minuti, 4000 uomini e 150 carri armati sul fronte di Gaza, aizzando un conflitto secolare.


Articolo a cura di: Gabriele Imparato Sirica