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L’altro lato della legge: le regole del delitto perfetto

by Antonio Sbozza

Enigmatica. Avvincente. Imprevedibile. Sono solo tre aggettivi con cui si può descrivere la serie TV statunitense Le regole del delitto perfetto (in inglese “How to get away with murder”).

Ambientata nella città di Middleton in Winsconsin, la serie si incentra intorno alle controversie legali di un gruppo di giovani studenti iscritti alla facoltà di legge. Il loro corso preferito? Diritto penale, insegnato dall’avvocatessa e docente Annalise Keating, interpretata dall’attrice afroamericana Viola Davis. I cinque protagonisti incarnano altrettanti tipi umani, dai comportamenti spesso condannabili, ma terribilmente rappresentativi di un’élite di giovani leve della giurisprudenza, affamate di potere, ambizione e talvolta giustizia.

I protagonisti

Wes Gibbins, gracile studentello dell’ultimo banco, giunto nella bramata aula della professoressa Keating grazie ad un fortuito ripescaggio (che gli costerà l’appellativo di “lista d’attesa”), gioca il ruolo di “protettore dei più deboli”. La sua infanzia travagliata, il suo sguardo tenero e velatamente estraniato dai fatti e dai luoghi, che con ritmo serrato si susseguono in ciascun episodio, ingannano l’ingenuo spettatore che confida di rivedere in lui il suggello della verità e della giustizia. Ma Wes Gibbins è un ragazzo dalle mille sfaccettature, capace di spingersi oltre il limite della legalità per amore… o per innocente umanità?

Michaela Pratt, miss perfezione, la reginetta del ballo, è la più infida ed ambiziosa studentessa di Middleton. Di lei si potrebbero tratteggiare con enfasi le viscide manie di protagonismo, il sorriso beffardo e malizioso o il suo modo molesto di far sentire tutti gli altri l’ultima ruota di un carro vecchio e sgangherato. Ma se è vero che un libro non si giudica dalla copertina, anche Michaela merita di non essere giudicata dalla sola apparenza. La donna fredda e sicura lascia presto spazio alla dolce bambina indifesa, vittima di un tracollo emotivo nei momenti più critici e concitati della storia.

Non sembra, invece, perdere la sua lucida razionalità Laurel Castillo, studentessa di origine messicana, banalmente coinvolta nel cliché di una relazione con uno dei suoi superiori, al quale, suo malgrado, deve la sua nomina tra i cinque fortunati leccapiedi di Annalise. Contrariamente alla sua collega, non brilla per la sua incrollabile preparazione teorica, ma vanta l’istinto e lo sguardo scrutatore di un’investigatrice professionale. Il suo pragmatismo e il suo ferreo realismo aiuteranno molto spesso la squadra a cavarsela da ingarbugliati misfatti legali.

Asher Millstone, il figlio di papà, un noto giudice immischiato nella losca elezione di un senatore degli Stati Uniti, la quale gli è valsa la progressione nella carriera giuridica. Asher è, tuttavia, molto diverso da suo padre: buffo giocherellone, per niente astuto (anzi, talvolta, più simile ad un ottuso buffone che ad avvocato sfacciato e levantino), ma onesto e trasparente. Più spesso indaffarato nella corsa alla conquista del trofeo di Annalise, che garantisce la possibilità di saltare uno degli esami del corso, e scarsamente interessato agli inganni, alle menzogne e i malefici piani sapientemente intessuti nello studio legale e nelle aule del tribunale. Tutto ciò lo rende in teoria un personaggio quasi del tutto accessorio. In teoria, appunto.

Dei cinque aitanti millantatori della facoltà di legge fa parte anche Connor Walsch, prestante e spregiudicato ragazzo omosessuale, che non manca di sfruttare le sue leggendarie ed indimenticabili prestazioni a letto per ottenere favori, prove che corroborino le cause dello studio, nonché per convincere e persuadere teste titubanti a salire al banco degli imputati. L’irriverenza che lo contraddistingue alleggerisce e diversifica il clima spesso duro e torvo che regna perlopiù incontrastato nel corso della trama, la quale esibisce senza filtri i lati più corrotti dell’animo umano.

Infine, Annalise Keating. Affermata avvocatessa difensore, abile affabulatrice, ma più di tutto una donna, anche lei dal passato oscuro (al quale, in verità, si accenna raramente) che probabilmente la induce ad empatizzare con il giovane Wes. Se inizialmente pare essere fatta di roccia solida e infrangibile, la sua dura corazza di rivelerà presto una duttile pietra calcarea, distruttibile al tocco dei sentimenti e del pathos emotivo in cui si ritroverà impelagata a causa del marito. “Mammina”, come ironicamente la soprannomina Connor, è contemporaneamente spalla e giudice dei suoi cinque irrefrenabili studenti.

In un intrigo di mistero, bugie, rancori e ripensamenti, la serie spinge lo spettatore in un turbinio di emozioni che lo costringe a letteralmente divorare la serie un episodio dopo l’altro (detto all’inglese “bingewatching”). Con il supporto di una trama finemente elaborata e di attori assolutamente credibili nei loro ruoli, la serie americana può benissimo definirsi una delle punte di diamante del catalogo Netflix.

Se proprio quindi durante questo lockdown non avete nient’altro di meglio da fare, la vicenda di Annalise Keating e dei suoi studenti fa proprio al caso vostro.