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Mahmood: “Gioventù Bruciata” esce il 21 settembre

by Lucido Peduto

A cosa serve buttarsi via una domenica in Chinatown?

Nessuno si chiedeva quanto appena citato prima della venuta di Mahmood, cantautore poliedrico, figlio di palesi influenze orientali e biologiche discendenze egiziane, destinato a portare alla musica italiana un contributo fortemente international di cui si percepisce ancora troppo la mancanza.

Chi aspettava nuova musica e nuove ispirazioni per le didascalie ai post instagram, può tirare un sospiro di sollievo.
Il 21 settembre infatti uscirà “Gioventù Bruciata”, primo EP dell’artista, distribuito da Universal.

Mahmood: un percorso graduale, metodico e riconoscibile

Archiviato XFactor nel 2012, Alessandro Mahmoud, debutta a Sanremo Giovani nel 2016 con “Dimentica”.
La sua carriera si è caratterizzata come un climax ascendente e inarrestabile focalizzatosi soprattutto su ricerca e imprevedibilità, in una fusione costante tra elettronica, R&B, soul.
Testi e musica, checché se ne dica, si sono quindi rivelati fortemente identificabili e le collaborazioni con altri artisti sono state automatiche.

“Nero Bali” di Elodie & Co., ad esempio, porta anche la sua firma. La sua voce è presente in “Presi Male” con Michele Bravi e, dulcis in fundo, anche Fabri Fibra ha mostrato il suo consenso.

 

“Gioventù Bruciata”: la cover e la tracklist

Mahmood ha spesso affermato di volgere particolare attenzione alla parte visual dei suoi progetti. Ciò è stato valido, ovviamente, anche per il lavoro che sta per arrivare.

L’implicito invito a non piangere sul latte versato è quantomai chiaro in questa nuova cover, evidente metafora del tempo investito invano ad aspettare questo lavoro già negli anni passati.

 

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Forte di numerose resettate Instagram, è innegabile che il modo di fare musica di Mahmood si riveli peculiare e, molto spesso, inaspettatamente efficace.
La parola cantata che, anche se quasi biascicata rimane comprensibile, accompagna “Uramaki” come se fosse un inno alla fase di stallo che corrisponde alla presa di coscienza di rapporti sempre instabili; i ritmi quasi tribali di “Pesos” ci riportano alla difficoltà costante che si impiega confrontando aspettative e realtà e, infine, “Milano Good Vibes” ben racconta come un capoluogo lombardo praticamente deserto può rivelarsi di particolare ispirazione per trattare come si deve apatia e senso di temporanea solitudine.

Di questi brani, già rilasciati durante gli ultimi due anni, ancora non ci è nota la distribuzione nella tracklist e addirittura, secondo alcune indiscrezioni, la loro presenza non è affatto assicurata.

Dissiperemo i dubbi solo venerdì.