Home Cinema Massimo Troisi: la comica malinconia di un poeta

Massimo Troisi: la comica malinconia di un poeta

by Benedetta Gambale

Napoletanità, poesia e malinconia. Tre parole racchiuse in un solo grande nome: Massimo Troisi! Oggi sono 25 anni dalla sua scomparsa, una mancanza molto forte non solo per il teatro ed il cinema italiano, ma mondiale. Troisi, infatti, non ha nulla a che vedere con i comici attuali. Oggi siamo abituati ad associare la “comicità” a quella televisiva, a quella futile e passeggera dei social o a quella volgare. Troisi non era assolutamente ciò. Egli ha deciso di mostrare una parte diversa del personaggio napoletano stereotipato: non più l’uomo furbo, sicuro di sé, astuto, ingannevole ma l’uomo malinconico, romantico, impacciato, dall’ironia nuova e pungente. Troisi ha ribaltato la medaglia dando voce all’altra faccia, fino ad allora nascosta.

Una bravura che gli ha permesso di essere paragonato ai due più grandi del teatro napoletano ed italiano: Totò ed Eduardo De Filippo. E durante la sua carriera non si è mai smentito! Una recitazione fatta di molte pause, parole trascinate e balbettate, di un napoletano sgrammaticato, di sguardi assenti ma pieni di significato, di gesti smorzati e di mimica facciale: una recitazione unica che lo ha reso riconoscibile nel suo essere. Sia a teatro che a cinema, Troisi prediligeva la semplicità. I suoi silenzi erano, e ancora oggi sono, la sua punta comica indiscutibile. Come non ricordare alcune delle sue battute diventate cult negli anni? Un fiorino; Ricordati che devi morire … sì, sì, mo me lo segno; Quando c’è l’amore c’è tutto … No, chell’ è ‘a salute!

Partito dalle tavole del palcoscenico, il suo esordio sul grande schermo è stato con “Ricomincio da tre”, film del quale firmò anche la regia. Da questo momento in poi si susseguirono una serie di successi. Non si possono non menzionare “Non ci resta che piangere”, una pellicola lavorata a quattro mani con Roberto Benigni; “Pensavo fosse amore invece era un calesse” ed infine “Il Postino”, il suo ultimo film, il capolavoro più ambizioso ed impegnativo che gli valse una nomination postuma agli Oscar. Dopo 12 ore dalla fine delle riprese, il suo cuore non ha retto più.

Ma Massimo Troisi non era solo teatro e cinema, Troisi era poesia. Racchiusa nei sentimenti più umili e profondi, viva nelle parole in grado di generare bellezza, “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi gli serve”. Perché la vera poesia è quella che ognuno di noi ha dentro. Ed uno degli incontri più proficui nella sua vita è stato sicuramente quello con Pino Daniele. Due anime sensibili che hanno dato vita a canzoni e colonne sonore di film entrate nella memoria collettiva degli italiani: “Quando”, “Questo immenso”, “’O ssaje comm’fa ‘o core”. Quel cuore capriccioso che poi ce lo ha portato via …