Home Cultura La Public History: un nuovo modo di fare storia

La Public History: un nuovo modo di fare storia

by Benedetta Gambale

Oggi si sente parlare sempre più spesso di Public History. Ma cos’è realmente questa disciplina?

Nata negli Stati Uniti nel 1978, in realtà le sue prime tracce si trovano in territorio britannico. Qui, sotto nomi differenti e pratiche svariate, venivano realizzate attività di storia pubblica che cercavano il contatto diretto con la società, con le masse popolari. E se la Storia è una scienza, la Public and Digital History (PH) è una tecnica di applicazione di questa scienza. La storia fuoriesce dagli elitari ambienti accademici per entrare nell’arena pubblica. Gli studi storici iniziano a raggiungere le persone comuni che non restano dei semplici fruitori ma diventano attive e consapevoli.

Fin dagli inizi, l’obiettivo della PH è stato quello di portare la storia verso il governo, le istituzioni e le comunità per permettere loro di appropriarsi della storia passata e farne tesoro per comprendere il presente ed elaborare più efficaci risoluzioni ai problemi economici, politici, sociali, urbani, ecc. Essa si è da subito manifestata attraverso dibattiti pubblici, seminari, mostre, festival di storia, film documentari, programmi radiofonici e televisivi.

Storia e nuovi media

Oggi il web e i social aiutano tantissimo! La comunicazione della storia sta cambiando. Si ha la necessità di un maggiore coinvolgimento di tutti, ecco perché la Public History non è una disciplina esclusiva, ma inclusiva. Soprattutto con le nuove tecnologie e con la rete ognuno di noi può partecipare alla costruzione della storia fondendo il proprio io nella memoria collettiva. Sul web, possiamo postare foto, commenti, interviste, racconti che costituiscono tutte testimonianze fondamentali per l’impresa memoriale collettiva. Internet stimola la dimensione partecipativa e, soprattutto con il web 2.0, noi non siamo più dei lettori passivi, ma un pubblico interattivo.

La rete ha dato, dunque, la possibilità alla PH di sviluppare la sua essenza stessa, di costruire percorsi di conoscenza oltre i confini territoriali. Oggi siamo continuamente circondati da foto, noi stessi le pubblichiamo sui social, senza magari sapere che, un giorno, esse costituiranno la nostra storia ma anche quella della nostra comunità.